La compagna sciocca di Hitler: leggi GRATIS il primo capitolo

La compagna sciocca di Hitler: vita e morte di Eva Braun, sgualdrina e sposa è un romanzo storico di Borja Loma Barrie del 2016.

La compagna sciocca di Hitler: leggi il primo capitolo

Adolescenza tedesca

L’11 novembre del 1918 finì la Prima Guerra Mondiale, alla quale Frederick Fritz Braun, padre di Eva Braun, aveva partecipato come soldato.

La piccola Eva, che era nata il 6 febbraio 1912 a Monaco, non patì l’assenza da casa di quasi cinque anni del padre perché era troppo piccola.

Neanche le sue sorelle, Ilse, di tre anni più grande di Eva, e Gretl, di tre anni più giovane, soffrirono troppo a causa della partenza forzata di loro padre verso il frone occidentale, dove combatté contro inglesi, francesi, nordamericani e altri alleati, alcuni provenienti da Paesi esotici, come raccontò poi lo stesso Fritz. Gli indù e i neozelandesi di origine maori erano letalmente simpatici ai soldati del kaiser proprio come i neri statunitensi, alcuni dei quali combattevano in trincea indossando la finanziera sopra l’uniforme e il cappello a cilindro al posto dell’elmetto d’acciaio. Questi soldati dimostravano, senza dubbio, un coraggio fuori dal normale, che gli ufficiali tedeschi premiavano, fra una risata e un’insolita minaccia, premiando con birra e sigarette i franchi tiratori ai loro ordini se avessero abbattuto prima un fante africano che un ufficiale nemico.

Fu Franziska Fanny Kronberg, madre di Eva e moglie di Fritz Braun, a sopportare tutto il peso emotivo, ma soprattutto quello economico, della partenza e dell’assenza di Fritz.

E la sua sofferenza, aggravata dalla carestia che aveva colpito la Germania a causa del conflitto, fu tale che, per tutta la durata della guerra, lei si preoccupò personalmente e in maniera quasi ossessiva, di far sì che suo marito Fritz, al suo ritorno dalla guerra, potesse mantenere il posto di lavoro che occupava prima di partire.

Con questa determinazione e un fare deciso, quasi ogni settimana si presentava alla piccola scuola di Monaco dove il marito, prima della guerra, aveva insegnato Principi Base di Economia e Commercio ai giovani studenti monacensi, che vi si iscrivevano per ricevere un’educazione tecnica.

Ogni volta Fanny Kronberg insisteva per parlare con il direttore della scuola o con l’amministratore o con chiunque fosse responsabile della direzione.

E quando si degnavano di riceverla, a volte con un attesa fra le due e le quattro ore, durante le quali si dedicava alla lettura e al ricamo con la stessa serenità di quando era a casa sua, non desisteva fino a quando non era riuscita a strappare al suo interlocutore la promessa che quando il marito fosse ritornato, avrebbe ottenuto nuovamente il suo posto di lavoro.

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Fu così che, nella Germania in piena crisi sociale del dopoguerra, dove praticamente nessun uomo smobilitato o di ritorno dalle trincee o dal fronte aveva un lavoro, moltiplicando così la sventura, la fame e la disperazione in tutto il Paese, Fritz Braun riuscì, fin dal primo giorno dopo l’armistizio e per gli anni a venire, a portare ogni mese del denaro a sua moglie e alle sue tre figlie grazie al misero salario che gli pagavano nella scuola dove, effettivamente, aveva riottenuto il suo vecchio lavoro, così come era stato promesso a Fanny.

Una cosa straordinaria, quella di avere un lavoro durante la Repubblica di Weimar, che fu economicamente depressa dalla sua fondazione nel 1919, dopo la caduta dell’impero o Secondo Reich, fino praticamente al trionfo di Adolf Hitler alle elezioni del 1933 e alla proclamazione del Terzo Reich.

Questa depressione si manifestò nei milioni di disoccupati, senzatetto e accattoni, tutti fatti a pezzi dall’iperinflazione, dalla disoccupazione cronica, dal razionamento e dalla mancanza quasi totale di alimenti e medicine, che vagavano per il Paese come anime in pena.

E nelle ventimila persone morte di fame durante i primi anni del dopoguerra.

La giovane repubblica era anche infiacchita dal punto di vista politico, visto che sia l’estrema destra sia l’estrema sinistra, insieme ai movimenti indipendentisti regionali, sconvolgevano, ognuna a proprio modo, quel regime che oscillava fra il liberalismo, l’assolutismo, il federalismo e la socialdemocrazia. Quest’ultima imperava precariamente più o meno dalla fine della monarchia di Guglielmo II e dei rivoluzionari comunisti e Spartachisti di Kiel e Berlino, in gran parte uccisi dai freikops, al servizio appunto del governo provvisorio socialdemocratico.

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