Alpinismo Patrimonio Immateriale UNESCO

L’alpinismo è entrato a far parte, a fine 2019, del Patrimonio Immateriale UNESCO.

L’annuncio è arrivato a dicembre 2019, quando la commissione UNESCO ha aggiunto tre nuovi beni alla lista italiana: la Perdonanza Celestiniana, la Transumanza e l’Alpinismo.

Alpinismo: un bene condiviso fra Italia, Francia e Svizzera

La candidatura dell’alpinismo al Patrimonio Immateriale era avvenuta già a inizio 2018 da parte di Italia, Francia e Svizzera. 

Per l’Italia i due enti promotori sono stati il Museo Nazionale della montagna di Torino e il Comune di Courmayeur. Per la Francia invece, i promotori sono stati il Caf (Club Alpino Francese) e il Comune di Chamonix e per la Svizzera si sono mossi svariati enti legati ai cantoni.

La pratica dell’alpinismo è stata ritenuta meritevole di entrare nella Lista in quanto espressione di conoscenze e tecniche tradizionali, valori di solidarietà, lavoro di squadra e aiuto reciproco.

Il Dente del Gigante (a destra) domina il Ghiacciaio del Gigante (panorama da Punta Helbronner)

E’ auspicabile che questo riconoscimento attribuito alla pratica dell’alpinismo contribuisca a diffondere la conoscenza dei territori e degli ecosistemi montani, sensibilizzando i cittadini al rispetto e alla salvaguardia dell’ambiente montano.

Il merito attribuito ai club alpini di tutti e tre gli stati (Italia, Francia e Svizzera) è di essere stati in grado di tutelare e diffondere queste pratiche, dando vita in molti casi a cooperazioni internazionali.

L’importanza del Monte Bianco

Il Monte Bianco è considerato la culla dell’alpinismo, la cui nascita si fa risalire al 1786 con l’impresa del francese Paccard che, in compagnia del connazionale Belmat, fu il primo uomo a raggiungere la vetta del Monte Bianco.

Il Dente del Gigante (visto da Punta Helbronner) e sullo sfondo si possono distinguere il Cervino e il Monte Rosa.

In Italia l’inizio della storia dell’alpinismo viene fatta coincidere con la nascita del CAI, il Club Alpino Italiano, nato nel 1863 a Torino per volontà di Quintino Sella ed è legata a una scalata del Monviso da parte dello stesso Sella e di altri alpinisti.

Oltre che al nome di Quintino Sella, la storia dell’alpinismo italiano è legata a figure come Roberto Cassin, Tita Piaz (detto “il diavolo delle Dolomiti”), Walter Bonatti o Reinhold Messner.