Ivrea, quinto Patrimonio UNESCO piemontese

Ivrea, città industriale del XX secolo“, è questo il nome del 54° sito italiano del Patrimonio Mondiale UNESCO.

Dopo 6 anni di permanenza nella Tentative List italiana, Ivrea è entrata a far parte nei giorni scorsi dei siti Patrimonio UNESCO: per il Piemonte si tratta del quinto sito Patrimonio, dopo le Residenze Sabaude, i Sacri Monti, i Siti palafitticoli dell’arco alpino e i Paesaggi vitivinicoli di Langhe, Roero e Monferrato.

Ivrea, città industriale del XX secolo

Pochi giorni fa, esattamente il 1° luglio, Ivrea ha ricevuto la nomina a Patrimonio Mondiale UNESCO, concludendo con successo un percorso che ha avuto inizio nel 2008, come riporta il sito ufficiale di “Ivrea, città industriale del XX secolo” e che ha visto approdare la città del canavese nella Tentative List italiana nel 2012.

La decisione è avvenuta durante i lavori del 42° Comitato del Patrimonio Mondiale che si sta svolgendo a Manama in Bahrein dal 24 giugno al 4 luglio.

Un riconoscimento alla concezione umanistica del lavoro di Olivetti

Citando il sito ufficiale, “Ivrea, città industriale del XX secolo rappresenta, nel panorama italiano e mondiale, un modello atipico di città industriale moderna e si impone all’attenzione generale come risposta alternativa ai quesiti posti dal rapido evolversi dei processi di industrializzazione novecenteschi.

Diversi elementi concorrono alla sua costruzione: la presenza della Olivetti e l’azione di Adriano Olivetti, che crea un terreno fertile di idee e di scambi con le culture del lavoro internazionali coeve”

Cartolina del 1965 raffigurante il Complesso Olivetti

Ivrea rappresenta una concezione alternativa di sviluppo industriale, fondata sulla collaborazione fra impresa e lavoratori.

Le teorie di Adriano Olivetti erano alla base del Movimento Comunità, che lui stesso aveva fondato nel 1947. Il Movimento teorizzava un nuovo ordinamento politico e amministrativo basato sulla Comunità e proponeva un modello economico basato sulle relazioni tra lavoratori e comunità delle imprese, con un’attenta attività di pianificazione, con l’attuazione di politiche sociali innovative, con iniziative che affermassero la centralità della cultura nello sviluppo sociale e con l’impegno da parte dell’azienda di riversare sul territorio i benefici economici della sua attività.